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Il Regno

Il progetto megalomane di Lula

Lula rischia di passare alla storia come il grande depredatore dell’Amazzonia e il becchino dei popoli indigeni e rivieraschi dello Xingú. Al governo federale interessano i grandi progetti e non chi vive nelle regioni coinvolte». Questo il durissimo commento di dom Erwin Krautler, vescovo della prelatura apostolica dello Xingú e presidente del Consiglio indigenista missionario (CIMI), organismo della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), alla decisione delle autorità di Brasilia di fissare per il 20 aprile l’asta pubblica per la costruzione della centrale idroelettrica Belo Monte. Il presule, che dal 2006 vive scortato da poliziotti perché minacciato di morte, giudica «un progetto faraonico e generatore di morte» quello che sarebbe la terza maggiore diga del mondo, considerata uno dei pilastri del «Programma di accelerazione della crescita». Un’iniziativa «megalomane» per il teologo della liberazione Leonardo Boff, e di un «gigantismo, tipico di menti tecnocratiche, ai limiti dell’assurdo, poiché con la crisi ambientale globale tutti raccomandano opere minori, che valorizzino fonti energetiche alternative quali il sole, il vento e le biomasse, di cui disponiamo in abbondanza».

Sta in:
Il Regno Anno 2010 N. 12 P. 384-385